sabato 7 marzo 2015

8 marzo

Un altro 8 marzo in arrivo, e due notizie mi hanno colpita negli ultimi giorni,  aventi entrambe come protagoniste ragazzine appena adolescenti; mi riferisco al pestaggio avvenuto tra l’altro dietro casa mia, a Genova, e al sesso nei bagni della discoteca di Torino.


Così mi è venuto da ripensare ai miei 15 anni, per capire cos’è cambiato e dov’è che stiamo che stiamo sbagliando con queste nuove generazioni.

Io forse non faccio testo, sono sempre stata un’adolescente atipica, che preferiva Paolo Conte e De Andrè ai Take That, e le Clark’s alle ballerine, eppure sento che “ai miei tempi” c’era ancora qualcosa di sano, di non corrotto, che mi ha permesso di superare indenne la tanto temuta “teen age”.

Vedo queste ragazzine aggirarsi spavalde in minishorts o pantaloni-seconda-pelle, e penso alle mie compagne di classe, che con la stessa disinvoltura indossavano il Barbour che puzzava di grasso di foca e le Stan Smith che puzzavano di Roquefort.
Il massimo del glam erano le spalline di gommapiuma, possibilmente pinzate sotto la spallina del reggiseno, o cucite direttamente alle magliette, e possibilmente rinforzate dalla spallina del maglione e da quella del Montgomery, per un effetto finale in stile rugbista.

Eppure ci sentivamo belle, bellissime coi nostri giubbotti di jeans di 4 taglie più grandi, e pantaloni con l’acqua in casa che svelavano spesso un calzino abbellito dal fiocchetto e un impietosa peluria incipiente, sbiancata con l’acqua ossigenata “che bimba mia la depilazione è una schiavitù, meglio cominciare il più tardi possibile, che quando cominci non finisci più”.
Verità sacrosanta, ma anche assomigliare alla figlia di Fantozzi all’alba dei 14 anni è un’esperienza che ti segna.

Eppure chissà, forse ti segna in un modo formativo, ti fa scoprire la tua femminilità per gradi, senza l’ansia del tutto e subito che aleggia nelle 15enni di oggi.

Che sfoggiano maquillage migliori della velina più esperta (e fosse solo il maquillage…), e shatush, balayage, extensions, dressage, vernissage e più son cagate più ce le mettiamo in testa.

Mica come noi, che abusavamo di lacca, fermagli e cerchietti per costruire cotonatissime banane, spesso accompagnate alla coda bassa.
O peggio, davamo volume col “brisée”, dormendo con la testa intrecciata di minuscole treccine che scioglievamo al mattino in una criniera degna di Ivana Spagna.
Poi c’è stato il momento della frangetta, Kelly di Beverly Hills insegna, e il capello doveva essere dritto, drittissimo.

Ma capite? Il nostro modello era Kelly, e non quel troione di Belen.

Ci facevamo gli autoscatti contando fino a 10 e correndo come sceme nello spazio lasciato dalle nostre amiche prima del clic.

Fumavamo sigarette di nascosto e “dimmi un numero” per girare il filtro tra le dita per vedere che lettera usciva tra le pieghe della nicotina; e quella era la sigla del nostro amore per M.
Per me la discoteca al pomeriggio è sempre stato un tabù, figuriamoci alla sera.
Era già una concessione rara il cinema, rigorosamente di pomeriggio, rigorosamente in compagnia, dove il film era un pretesto per ore e ore di limonate al sapore di Brooklyn alla menta.

Ho dato il primo bacio a 13 anni, e se la sera era dedicata ad altre spompanti session di esercizi di lingua, il pomeriggio correvo ancora a giocare con le Barbie (sì, le uniche due che avevo, che ve lo dico a fare?) insieme alle mie amiche.

Ho fatto l’amore per la prima volta a 20 anni, e ancora non ne sapevo niente o quasi.

La nostra generazione aveva un rapporto conflittuale col sesso, considerata cosa da adulti, che attirava e spaventava allo stesso tempo, ma era comunque considerata una cosa preziosa.
Non solo “la prima volta”, ma anche tutto il resto si doveva fare per amore, col ragazzo che si amava.
E “la prima volta” esisteva anche per i ragazzi.

Nella mia classe fiorivano coppie che sono rimaste fidanzate come minimo i 5 anni del liceo, alcuni si sono anche sposati e stanno ancora insieme.

I ragazzi non dovevano per forza mantenere una fama da “sciupa femmine”; le ragazze meno che meno dovevano farsela da “troiette” perché se non lo fai sei la sfigata di turno.

Eppure parliamo degli anni ’90, non dell’800.

Com’è successo che il sesso è diventato merce di scambio per ricariche di cellulari o borse griffate?

Nel mio liceo in bagno non ci facevamo nemmeno le canne, avevamo bidello che era una specie di rottwailer, che ci faceva persino pulire i banchi con straccio ed alcool se glieli lasciavamo imbrattate di scritte e disegnini, risultato della noia di certe lezioni.

Cosa fanno i bidelli oggi? Si sono persi dietro un vizio di forma? Si dice collaboratore scolastico, non bidello.
E i professori? Categoria bistrattata come poche altre in Italia, non hanno forse più la motivazioni e i mezzi per vegliare DAVVERO sui nostri ragazzi.

E le famiglie? Troppo spesso vedo madri in competizione con le proprie figlie, a cui sentirsi dire “sembrate sorelle” pare il massimo del complimento, padri che non riescono a crescere e ad assumersi le responsabilità che gli competono.

E famiglie sempre più in difficoltà col lavoro, l’organizzazione della casa, dei ritmi familiari.
Vedo il mio caso: senza i miei genitori Pu sarebbe un bambino allo sbando, io a stento so che faccia hanno le sue maestre.

Mia madre pur lavorando mi ha accompagnato a scuola fino in terza media, e anche alle superiori spesso non si faceva vedere, ma c’era.

Io la odiavo, ma ora capisco che è giusto così, è così che dovrebbe essere.
L'ho odiata quando mi imponeva coprifuoco assurdi, che dovevo rispettare pena la reclusione per settimane; e l'ho odiata quando mi impediva di uscire, di frequentare posti che non riteneva adatti ad una ragazza, per giunta della mia età.

Ricordo mio padre che considerava delle "poco di buono" le ragazze che giravano con la bottiglia di Beck's in mano, nelle sere estive.

Mi sembrava così stupido, così vecchio. Ma tant'è qualcosa di quell'impostazione mi è rimasto.

Ho preso le mie cattive strade ma ho saputo anche ripercorrerle per tornare a casa quando è stato il momento di crescere.

Mi sono innamorata del ragazzo sbagliato, oppure ho limonato con lo stronzo di turno dopo due birre di troppo, ma non correvo il rischio di "diventare virale" su whatsapp e su Facebook; al massimo temevo la fama di quella "leggera" che baciava tutti, che non era un bel curriculum da presentare.

Oggi pare ci sia solo quello.

In una corsa sfrenata a chi fa di più, a chi lo fa più strano, con più partner possibili, senza la minima cura della dignità, della persona, dell'essere donna.

Riguardo al caso della ragazzina filmata in discoteca a fare sesso con un ragazzo più grande, mi ha colpito il commento del padre del ragazzo in questione "mica è colpa di mio figlio se quella era una t***ia".

Già, la colpa ce l'abbiamo sempre noi. Noi che provochiamo, noi che ci concediamo troppo in fretta, noi che se non ci concediamo meritiamo di morire.

Mi piacerebbe che le ragazze di oggi fossero in grado di riacquistare un po' del nostro pudore, una piccola parte di quella serietà che a tanti pare noiosa, ma che serve invece a tutelare la parte più preziosa di noi stesse.

La dignità.

Vorrei che questo cambiamento partisse dalle nuove generazioni anche se lo so che è chiedere tanto, che a queste nuove generazioni non stiamo dando più niente.

Nemmeno le repliche di Beverly Hills, mai più trasmesse e mai uscita la serie in DVD in italiano. Che dalla Brenda cresciuta ed educata in Minnesota avremmo solo da imparare.




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