venerdì 15 gennaio 2016

tette VS TETTE

Cose che ho imparato dalle mie tette. Grandi. In risposta al post dell’esimia Enrica Tesio.

1. Ho scoperto relativamente tardi che una quarta di reggiseno non significa nulla. 
I reggiseni si dividono in coppe, ed è quella che fa la differenza. Anche se a ben vedere, difficilmente una coppa E potrà essere abbinata alla prima dii circonferenza toracica. Fatta
eccezione, per l’appunto, delle Barbie. Inoltre, a noi tettute sono preclusi i negozi di intimo dove si fornisce il 90% della popolazione femminile mondiale, leggi Intimissimi, Tezenis e similari. Sembra che dalla quarta in su, il reggiseno possa essere solo ideato da ingegneri
civili, che studiano l’effetto della forza di gravità e opere architettoniche in cui strizzare le nostre povere tette per contrastarla. Invidio la possibilità di voi, diversamente tettone, di
comprare reggiseni al mercato per 5€. Il reggiseno della tettona non può essere lasciato al caso, e costa dannatamente caro, pena indesiderati sballonzolamenti, fuoriscite improvvise, o tette tagliate da un modello non appropriato, generando il cosiddetto fenomeno delle “quattro tette”.
2. Nei primi approcci sessuali, la tettona crea incredulità e sgomento. Tanto che a volte ci si dimenticava pure di limonare duro.
3. Nessun pensiero mi avrebbe mai messo a disagio quanto il pensiero stesso della spagnola. Se un uomo incontra una tettona è la prima cosa a cui pensa, ve lo posso garantire. E capite bene che portare avanti una conversazione sensata diventa difficoltoso.  Peraltro è una pratica che a me ha sempre creato un certo imbarazzo. Meno impegnativa di un pompino, resta sempre il dubbio di non sapere esattamente cosa fare nel frangente, se non aspettare che passi la tempesta (ormonale).

4. Provenendo da una stirpe di tettone, e avendo una nonna emiliana, fin da bambina nonne e parenti facevano scommesse su quanto mi sarebbero cresciute le tette. Ricordo che da bambina giocavo a infilarmi due arance sotto la maglietta per giocare “ad avere le
tette”. Mi sarebbe piaciuto molto che si fossero fermate alle arance, anziché sconfinare nei meloni.
5. Ci sarà sempre qualcuno che ti farà notare che il troppo stroppia e che il seno perfetto sta in una coppa di champagne, non nel secchiello.


martedì 12 gennaio 2016

Violenza gratuita

Entro nell’androne e lui è nel portone.
Avrà una settantina d’anni e assomiglia ad Andreotti, saranno gli occhiali, la pettinatura, la postura…
“Merda…- penso - mi tocca di nuovo prendere l’ascensore con lui”
“Buongiorno!” saluta mellifluo “Come andiamo? Sempre in splendida forma eh?”
E accompagna il commento da un sorrisetto malizioso.

“Eh grazie avvocato, lei è sempre troppo gentile”
E mi stringo il piumino addosso per evitare che i suoi occhi bovini si piantino nella mia scollatura, come succede regolarmente.
Il copione è sempre lo stesso, apprezzamenti non richiesti –a volte anche più pesanti di questo - confidenza non dovuta, ricerca di un contatto fisico del tutto non gradito.
Anche questa è violenza.
Cosa legittima un uomo di settant’anni a fare il porco con una donna che ha la metà dei suoi anni? E com’è possibile che pensi che una donna possa trovare tutto questo piacevole?
Sono le domande che mi pongo da qualche giorno, dopo i fatti di Colonia, e il conseguente stracciarsi le vesti dei maschi italiani che, al grido di “le nostre donne”, hanno preso le nostre difese, trattandoci come sempre come qualcosa di loro proprietà, oggettivato e quasi nemmeno in grado di intendere e volere.
L’unico episodio di molestie che ricordo di avere mai subito è avvenuto sul bus, avrò avuto 14 anni, e lo stronzo di turno ha cominciato a strusciarmisi addosso.
Ricordo solo che a stento intuivo quello che stava succedendo – a 14 anni ancora giocavo con le Barbie, non mi vergogno a dirlo – ma sentivo che era qualcosa di sbagliato per me, di forzato e non desiderato. L’unica prontezza di spirito che ho avuto è stata quella di sgattaiolare e scendere alla prima fermata, che non era la mia, pur di sfuggire a quella sensazione di sporco che improvvisamente mi attanagliava.
Da allora temo che non siano stati fatti grandi progressi nel considerare le donne come vittime – le sole vittime - di violenza ma anzi, nell’affermare la propria emancipazione, pare che le donne si espongano sempre più alla pubblica gogna del “te la sei andata a cercare”.

venerdì 1 gennaio 2016

A ciascuno la sua famiglia

Apro l'anno parlando di Giovanardi, e già partiamo malissimo.
Giovanardi che si è scagliato contro l'ultimo spot di Natale Disney Junior, che augura buon Natale a tutte le famiglie.
Ma proprio tutte.
E si sa, al noto personaggio tutta questa uguaglianza non sta bene, tanto da scagliarsi contro il fotogramma che incornicia due genitori gay insieme a un bambino, chiedendosi: dov'è la madre?
Io a volte mi chiedo che infanzia triste abbia avuto Giovanardi, no davvero.
Perchè è evidente che non ha mai visto un film Disney in vita sua.
Vogliamo parlarne?
Le madri, in genere, hanno fatto tutte una brutta fine. E se non sono già morte prima dell'inizio del film, muoiono o fanno delle fini orrende nei primi 30 minuti.