giovedì 26 novembre 2015

Cose che mi fanno più paura della teoria del gender

I vampiri
Gli alieni
I mostri sotto al letto.
Specialmente quello che potrebbe azzannarti un piede se lo lasci penzolare fuori dalle coperte.
I ragni
Criminal Minds
Lo Squalo di Steven Spielberg (specialmente quando faccio il bagno a Varigotti)
Se io avrei
Le canzoni neomelodiche
Barbara D’Urso

La ritenzione idrica
I preti che dicono che i bambini cercano affetto
I preti che giustificano il femminicidio davanti al pubblico del Family Day
Il pubblico del Family Day
Il Famili Day
Adinolfi
Giuliano Ferrara (scusate, libera associazione di immagini)
Tre ragazzini che picchiano un ragazzo sull’autobus “perché sembrava gay”
Tre ragazzini che infilano un tubo ad aria compressa nel sedere di un ragazzino perché è grasso
I genitori che dicono “è una ragazzata”

domenica 22 novembre 2015

Di gatti di marmo e statue di sale

Premessa: adoro le foto. Adoro averle, adoro vederle ma detesto farle. E detesto essere fotografata.
Di fronte ad un obiettivo assumo automaticamente l'espressione della statua di sale, con sorriso plastico di circostanza e la disinvoltura del gatto di marmo.
Ma tant'è... era da un pezzo che avevo nell'anima di farmi fare un servizio fotografico. Solo che non avevo ancora trovato qualcuno che mi ispirasse fiducia, e che potesse assecondare questa mia timidezza, o meglio vera e propria incapacità di stare davanti ad un obiettivo.
Finchè non ho incontrato LUI.

mercoledì 18 novembre 2015

Il Dio delle Piccole Cose

Ieri mattina Pu entrava alle dieci.
Sono uscita di  casa senza fare rumore, per non svegliarlo.
Esco dal portone e invece me lo trovo sul balcone, insieme a mia mamma, imbacuccato nella sua coperta preferita, salutarmi con la mano.
La tenerezza della cosa – lui che sente che chiudo la porta e vuole salutarmi come fa tutte le mattine; mia mamma che lo copre con la coperta e lo fa correre fuori assecondando il suo desiderio invece di liquidarlo come un capriccio – mi ha scatenato molte riflessioni sull’empatia.
Pu è circondato dall’amore, che si rivela in piccoli gesti.
Correre sul balcone avvolto in una coperta per salutare la mamma che va al lavoro.
O trovare in una scatolina le caramelle “anti-nausea” che gli do abitualmente in macchina quando soffre, tagliate in quattro, pronte all’uso perché una intera è troppa.
E questi piccoli gesti sono alla base dell’educazione all’empatia.
L’empatia è il sentimento che ti fa riflettere prima di schiacciare il proverbiale bruco, educando insieme al rispetto e al “mettersi nei panni degli altri”.
Un abbraccio al momento giusto, farti trovare la colazione pronta al mattino, cercare coccole quando si è stanchi, collaborare, meravigliarsi di fronte alla luna grande come un pizza gigante, fare un dono desiderato, godersi il tramonto, sono tutti piccoli esercizi di empatia.
Pu possiede innata una forte carica empatica, e mi sto impegnando per incrementarla ancora
L’empatia è anche educazione alle piccole gioie, e quindi alla felicità. Essere felici con poco, essere felici nonostante tutto, imparare a scavare sotto la superficie delle cose per trovare la propria personale felicità. Tutto parte dalla capacità empatica.
Nella mia esperienza le donne tendono ad essere più empatiche, del resto si sa, noi siamo la parte intuitiva e meno logica dell’universo.
Ho dovuto constatare invece che certe culture sono meno empatiche; in Africa, per esempio, mi è successo moltissime volte di avere grandi difficoltà a dosare empatia, compassione e istinto di autoconservazione.
E l’empatia è anche un fatto sociale e culturale.

E’ un sentimento che si affina in gruppo, e che fa scattare la protezione del gruppo, ma se manca a livello sociale e familiare può generare individui anaffettivi, letteralmente degli analfabeti emozionali.
Non sanno riconoscere le emozioni, non sanno gestirle e dare loro il peso che merita, e scacciano con rabbia le emozione profonde e i turbamenti, come in una rimozione e non accettazione della propria parte più intima e più vulnerabile.
Ma l’empatia è anche qualcosa a cui si può essere educati.
Ho letto di recente che è nato un museo a Londra, chiamiamolo così, dove ci si può letteralmente calare nei panni (o nelle scarpe, per dirla all’inglese) degli altri.
L’empatia è il filo rosso di Inside Out, e la sua morale: tutti i sentimenti sono buoni, anche la tristezza.
La cosa importante è imparare a riconoscerli per non sguazzarci troppo dentro, e per affrontarli: a questo serve il gruppo con la sua azione protettiva.
Riconoscersi nell’altro, soprattutto nelle sue debolezze, e grazie a questo sentirsi accolti e parte della comunità
Come succede a Riley, la piccola protagonista del cartone, quando finalmente riesce a condividere la sua tristezza coi genitori.
 “Mamma, il cartone delle emozioni mi ha emozionato”, la recensione del film di Pu in 8 parole.
Dunque, pur nei suoi piccoli 4 anni, ha recepito qualcosa di importante; non l’ho mai visto così attento davanti ad un cartone animato
Ha riconosciuto rabbia, paura, disgusto e allegria (non gioia, per lui è allegria) e ha capito che abitano nel cervello.
Di tristezza ha colto il lato buffo, trascinandosi mestamente fino alla macchina e ridacchiando “mamma guarda, faccio come tristezza”; mi piace pensare che possa essere sulla strada buona per imparare ad esorcizzare i dolori della vita così, con una risata, che resta a mio avviso il modo più efficace.
Per ora ha una capacità innata di esternare con puntuale precisione le sue emozioni, di nominarle e affrontarle, e spero di essere un buon supporto in questo.
Abbiamo provato a vestire con buffi cappelli i suoi mostri, ma ancora li teme; nel disgusto si crogiola (broccoli? Bleah! Che schifo!), la rabbia stiamo imparando a gestirla (io, soprattutto), mentre l’allegria resta il segno distintivo del suo carattere. E’ un entusiasta della vita Pu, e dopo aver visto Inside Out, ho consolidato la mia teoria sull’empatia e sulla felicità: del resto, non è forse Gioia a scoprire la chiave dell’empatia?

p.s

Per inciso abbiamo adorato anche il corto dei vulcani, delicato e profondo, il giusto accessorio di un film del genere; peccato per la traduzione italiana, che fa perdere molti giochi di parole e, di conseguenza, un po’ il senso globale.

martedì 10 novembre 2015

Il prezzo della notorietà!


(il post è mio, e ci metto la faccia!)

Le Categorie di mamme che odio.

La mamma olistica, quella che si fa il sapone di aleppo in casa, che lava con le noci… come dite? L’avete già sentita questa?
Ah già, è vero. 
Ora che ci penso anche io l’ho già sentita, e l’ho rivista, su un blog non mio.
Il prezzo della notorietà dite? Lo so, ma non mi va giù.
Voglio dire, questo è il mio blog, e quello era il mio pezzo!
D’accordo. Proviamo a vederla sotto un’altra prospettiva: ragazze, SONO DIVENTATA FAMOSA, mi hanno plagiata!!!
Ebbene sì; oggi, grazie alla segnalazione della gentilissima Francesca, ho scoperto di essere stata scopiazz citata da un’onorevole fonte del panorama delle neomamme blogger.
Lo so, è un onore, sono lusingata.
Vabbè ma che c’entra che il suo blog ha solo 17.000 visualizzazioni, nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli no?
E poi mi cita, come hanno fatto tutti finora.
Ah non mi cita? Come non mi cita… spetta un po’, famme vede’… e no, non mi cita.
Ma sicuramente si sarà sbagliata.
Eh no, lo spaccia proprio per suo.
Allora è plagio.

martedì 3 novembre 2015

Figli senza diritti

Parlo alle mamme e ai papà, oggi più che mai.
Pensate alla vostra vita di tutti i giorni, ai piccoli gesti quotidiani che fate ogni giorno per i vostri figli.
Svegliarsi presto la mattina, preparare colazione coi biscotti preferiti, magari mettere una maglia sul calorifero, per fargliela indossare tiepida.
Il risveglio dolce, mangiarseli di baci, oppure affannoso e di corsa - vestiti, mangia, sbrigati, facciamo tardi, infilati quelle scarpe! - la merendina infilata in cartella all'ultimo minuto.
I colloqui con gli insegnanti, i pomeriggi a vederli giocare a pallone o ad aspettarli a bordo vasca.
Le notti insonni di preoccupazione, i baci magici che fanno sparire febbre e dolori. Lo shopping Natalizio, affannarsi a cercare il regalo più desiderato.
Le incazzature solenni, le punizioni, i mille dubbi sull'educazione.
Prenotare il dentista, le vacanze estive, la prima volta che ha avuto il coraggio di lanciarsi in acqua senza braccioli, la prima parola, il primo dente caduto.
I baci umidicci, le risposte da pre-adolescenza, la recita di Natale, le domeniche al cinema, il suo sguardo nella folla all'uscita di scuola che si illumina quando vi vede; lo stesso sguardo che si incupisce pochi anni dopo "mamma che ci fai qui, che scocciatura, non vedi che ci sono i miei amici?"
Gli abbracci rubati, passetti di piedini scalzi la domenica mattina e tu vorresti dormire ancora un'ora, balli di stupidera sulla canzone preferita, settimane in punizione senza play station.
Immaginate ora che all'improvviso tutto questo venga spazzato via da un semplice cavillo burocratico.

domenica 1 novembre 2015

Guerriere parte seconda...

Siamo le guerriere del posto a sedere, pance svettanti al 7 mese di gravidanza, che si fanno largo nella calca del metrò, sgomitando in competizione con la vecchietta zoppicante che non appena si aprono le porte sfodera uno scatto degno di Bolt, per accaparrarsi il posto di diritto.

Siamo le creative della notte, ninne-nanne estemporanee, inventate alle 3 del mattino per riaddormentare un fagotto grande come un arrosto che dominerà le nostri notti per i vent’anni a venire.

Siamo le velociste della doccia, 47 secondi netti cronometrati, il tempo massimo in cui il nano resta ipnotizzato davanti a Peppa Pig, prima di meditare nuovi metodi per schiantarsi al suolo in voli d’angelo dal divano o per soffocarsi sotto una casetta di cuscini; e il trucco improvvisato, correttore a palate, per nascondere gli esiti di una notte in bianco, un occhio sì e l’altro a metà, di sbieco nello specchietto retrovisore, in coda per essere impeccabili al lavoro.

Siamo le alchimiste della pappa, alla ricerca costante del giusto equilibrio tra proteine, grassi e carboidrati, del perfetto abbinamento di gusto e accostamento di colori, a rischio perenne di perdita della vista per cercare spine, nervetti e pezzetti verdi, abili come i ricercatori del CERN a ridurre in nanoparticelle fettine di pollo e vitella, a sminuzzare, tagliare, frullare, atomizzare e micro filtrare purché il nano soddisfi il vero e unico e immenso cruccio di ogni madre italica: MANGIARE.