lunedì 25 novembre 2013

Parole parole parole


E’ stata una settimana intensa questa, ricca di notizie, di tragicità, di clamore e scandalo.
Avrei l’imbarazzo della scelta su cosa commentare, dalla tragedia in Sardegna, allo sciopero selvaggio che ha coinvolto la mia città nel silenzio imbarazzante dei media, fino all’ennesimo scandalo di Berlusconi.

Potrei spendere fiumi di parole e pomeriggi interi di mugugno sulla decadenza dei costumi e sullo schifo che domina in questo paese.
Ma sapeste come sono stufa di queste paroleparolesoltantoparoleparolefranoi.

Questo spreco di lemmi, espressioni, locuzioni, definizioni, etichette, opinioni, giudizi… ogni volta che succede qualcosa in questo paese troviamo uno stuolo di esperti che devono per forza dire la loro.

Che è quello che faccio anche io, direte voi, giustamente. Sì, ma io non sono nessuno, il mio è chiacchiericcio da bar, come potrei fare con un’amica intelligente e informata, o come è successo domenica a pranzo, dove abbiamo unito 4 solitudini, 4 nazionalità e 4 aspetti differenti della crisi intorno a un piatto tipico della cucina africana.

mercoledì 13 novembre 2013

Guerriere


Siamo le guerriere del posto a sedere, pance svettanti al 7 mese di gravidanza, che si fanno largo nella calca del metrò e si piazzano di fronte al volto brufoloso di un 15enne col cappellino appena calato sulla sommità della testa e le cuffiette dell’I-pod nelle orecchie. Ehi giovane, non te l’ha insegnato la mamma che il posto a sedere si cede alle donne incinte??!
Tu fiera, e lui che si alza svogliato, biascicando chewingum alla menta come se non fosse affar suo.

Siamo le erinni del DIRITTO al posto a sedere, guadagnato col sudore ogni mattina, sgomitando con la vecchietta zoppicante che non appena si aprono le porte sfodera uno scatto degno di Bolt, usando il bastone che finge di portarsi appresso per camminare a mo’ di lama rotante, per falciare gli altri passeggeri meglio di Ufo Robot.

domenica 10 novembre 2013

L'imbarazzo di essere italiani


Nel giro di nemmeno un mese è successo che rivedessi un amico francese di passaggio a Genova, e ospitassi a casa due amici olandesi.

E’ una coincidenza astrale rara su, non è che mi metto a fare la figa con le amicizie international.

E niente, come sempre, volente o nolente, si finisce per parlare di attualità e di politica, e io comincio ad agitarmi sulla sedia, come facevo davanti al prof durante gli esami all’università.

“E quindi chi è adesso il Presidente del Consiglio?” mi chiede Antoine, l’amico numero uno.
“Dunque – faccio io, e già faticherei a trovare le parole in italiano, figuriamoci in francese – si chiama Letta, Enrico, il piccolo, ed è di gauche, sì diciamo di gauche, eppperò, e qui viene il bello, è il nipote di un altro noto pluridecennale parlamentare, Letta, Gianni, il grande, che è à droit, in fondo, come il bagno, nonché uno dei tanti bracci destri di Berlusconi, il tentacolare Berlusconi”
“Ma va?, fa lui stupito, quindi zio e nipote sono entrambi in parlamento in due schieramenti politici opposti. Curioso”.

Sì, curioso, diciamo.

sabato 2 novembre 2013

Io non sono razzista, però...


Io non sono razzista, sono anche stato in vacanza in Africa!

Io non sono razzista, la badante di mia mamma è rumena ed è una persona splendida.

Io non sono razzista, la compagnetta di mia figlia è del Togo e le passo tutti i vestitini dismessi di mia figlia.

Io non sono razzista, una volta fuori dal supermercato ho anche regalato una mela a un ragazzo nero che chiedeva l’elemosina.

Io non razzista, ho adottato un bambino a distanza!

Io nono sono razzista, dai cinesi però non ci compro.

Io non sono razzista, se vedo che un negro deve attraversare sulle strisce lo lascio passare.

Io non sono razzista, però dei rom ho paura.

Io non sono razzista, quando Ali viene a portarmi le borse finto Prada sotto l’ombrellone gli offro sempre una pesca e un biccher d’acqua, e una volta mi ha anche fatto vedere la foto di sua figlia Zeynab, che vive in Nigeria.