giovedì 13 novembre 2014

Mamma perfetta


Avrei voluto essere una mamma diversa, sempre sorridente, sempre pronta ad accogliere, coccolare, ascoltare. 


Avrei voluto essere capace di tornare a casa dal lavoro e mettermi a giocare con te, con puzzle e formine di Didò, magari chiederti di aiutarmi a preparare la cena, affettare verdure, infilare collanine con la pasta.

Avrei voluto avere la pazienza di insegnarti ad andare in bicicletta, il tempo per portarti in piscina, in biblioteca, a spettacoli di teatro e di burattini, a laboratori creativi dove si possono ascoltare storie e pasticciare con la pittura.

Di più, avrei voluto farti pasticciare io con la pittura, magari allestendo un angolo di casa tutto per te, dove colorare senza il timore di sporcare, e dipingere con le mani e coi piedi, e sporcarti fino alle orecchie, tanto poi avremmo potuto fare un bel bagno rilassante con tante bolle e gli animali di plastica colorati.
Avrei voluto impastare biscotti ed infornare torte, avere il tempo di sedermi con te a leggere un libro e raccontarti favole con le vocine come quelle degli attori; avrei voluto fare muffin a forma di albero di Natale e preparare insieme le decorazioni con legnetti e pietruzze raccolti al mare d’estate fare biscotti di pan di zenzero e argentare pignette con lo spray.

E organizzare feste a tema per il tuo compleanno, confezionare dolcetti e festoni, mandare inviti scritti a mano e preparare sacchettini colorati da donare agli invitati come ringraziamento.

Avrei voluto portarti sulla neve almeno un milione di volte, fare pupazzi come Olaf e gli angeli nella neve fresca.
E passeggiate nel bosco a raccogliere castagne, e spiegarti quali funghi non toccare e il nome degli alberi, imparando a riconoscerli dalle foglie.

Avrei voluto preparare ogni pasto con le mie mani, darti fette di torta fatta in casa per merenda, e uova sbattute con lo zucchero come sapeva fare mia nonna.

Avrei voluto gettare via la televisione appena ho scoperto di essere incinta, essere capace di selezionare i cartoni animati migliori, adatti alla tua età, educativi e per nulla violenti.

Avrei voluto comprarti tutti i giochi alla città del sole, costruire casette coi cartoni vuoti, ritagliare omini di giornale, creare mostri con le confezioni delle uova e incredibili costruzioni con i cilindri dello scottex e della carta igienica. 


Vorrei essere capace di rispondere “sì” ogni volta che mi chiedi di giocare con te, ogni volta che mi chiedi di leggerti un libro o di farti un disegno.

E avere il tempo di aspettare che tu ti infili le scarpe col calzascarpe come ti piace tanto fare, come i grandi.
Avere la possibilità di seguire i tuoi tempi, ogni volta che mi dici “faccio da solo”, osservarti da lontano, lasciarti fare, invece di intervenire spazientita, sempre di corsa, sempre arrabbiata, sempre frustrata da questo tempo che non basta mai, dalle corse interminabili in giornate che vorrei fossero di 40 ore.

Vorrei essere presente ad ogni tuo progresso, vedere coi miei occhi come cresci, quali sono le cose nuove che impari a fare, ed essere lì ad applaudire ad ogni vittoria, ad ogni conquista, ad ogni nuova impresa riuscita.

E invece mi ritrovo sempre più spesso, stanca, di fretta, distratta, a perdermi così tanto di te e a rimpiangere ogni istante andato, sapendo che non tornerà.

A dirti “no, adesso ho da fare” quando mi chiedi di giocare a Memory, oppure “no, adesso è ora di andare a dormire, non di giocare” quando mi porti il cesto delle costruzioni e sono già le 9 di sera e al mattino dopo prima delle 7 dobbiamo essere tutti in piedi e pronti per uscire.

Oppure mettermi a giocare solo per farti contento, senza grandi entusiasmi, avendo sulle spalle un’intera giornata di lavoro e davanti l’organizzazione di quella successiva prima di andare a dormire.

A risponderti sgarbatamente quando mi dici che hai fame, “perché ho solo due mani, e dammi il tempo di mettere qualcosa in tavola”.
A non tenerti distante dai fornelli mentre preparo perché ho fretta che sia pronto per metterti a nanna presto per non mangiare alle 8.

Ad osservarti distrattamente, un’occhiata al tablet e una a te, che mi urli “mamma guarda!”, e mi mostri la pizzetta che hai appena fatto col didò, o un mostrillo disegnato con tratti incerti.

Oppure lasciarti giocare o a guardare i cartoni animati da solo per riuscire a farmi una doccia o godere semplicemente di mezz’ora di relax, solo per me, senza sentire urlare “mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma…” ogni 7 secondi.


E a delegare tanta parte della tua educazione a terzi, e tanta responsabilità, quando stai male o ti fai male, e sono io che chiamo la pediatra col senso di colpa “non so com’è successo, io non ero presente, mia mamma dice che ha un brutto bernoccolo in testa, è il caso di farlo vedere? Io non ci sono…”

E a rovesciare su di te il mio nervosismo, la mia impazienza, la mia frustrazione per non riuscire ad essere come vorrei, per ripromettermi ogni volta di non cadere negli stessi errori, e puntualmente non riuscirci, e dare la colpa a questo stile di vita frenetico ma non essere capace di cambiarlo e migliorarlo, per me stessa e soprattutto per te.

Che meriteresti solo accoglienza e amore, senza avvertire le mie fragilità e i punti deboli su cui sei così bravo a far leva destabilizzando ogni mia convinzione o regola che mi sono messa in testa.

Vorrei essere capace di non vedere un mio fallimento in ogni tuo piccolo errore, saper reagire al momento giusto con la cosa giusta da fare di fronte ai tuoi sbagli, ai tuoi capricci, ai tuoi errori.

Vorrei sapere che la strada intrapresa è quella giusta e che anche tutto quello che faccio lo è, dato che è sempre guidato dall’amore.
Ma quanti sbagli si commettono per amore.

So che non esistono schemi né parametri validi per tutti, o ricette che spieghino la giusta dose di dolcezza e severità, e che tante volte ci consoliamo con frasi fatte, ché ogni mamma è perfetta per suo figlio.
Ma la realtà è che non sempre è vero, e quante volte vorremmo tirarlo fuori dal cilindro quel ricettario, imprecare perché il manuale del perfetto genitore non ci è stato dato in dotazione, almeno per mettere da parte i sensi di colpa, quelli sì, compresi nel pacchetto “diventa genitore”.

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