martedì 17 giugno 2014

Voyeurismo


Nel giro di poche ore sono stati risolti due delitti efferati, uno recentissimo, l’ennesimo caso di femminicido che ha coinvolto anche i figli piccoli dell’assassino, e uno più vecchio, irrisolto da 4 anni, ma non per questo caduto nell’oblio dell’opinione pubblica.

In entrambi i casi il limite tra la cronaca e l’osservazione dal buco della serratura è quanto mai labile, ed è quello che più mi ha colpita.

Come mi ha colpita del resto, questa mattina, il continuo addossarsi colpe tra il Ministro dell’Interno e il Procuratore Generale sulla fuga di notizie.

Dare in pasto ai media e al linciaggio collettivo il “presunto assassino” è cosa grave, ma ancora più grave è che nel mirino finisca la sua famiglia. Come se non fossero già abbastanza morbose le ricostruzioni sul passato di questa persona, la relazione illegittima della madre, l’infanzia, una sorella gemella di cui si scopre l’esistenza solo ora. 

E in entrambi i casi gli account facebook che restano attivi per ore dalla cattura, permettendo alla gente di entrare, insultare, emettere sentenze e giudizi, e soprattutto curiosare, rovistare le tasche del mostro per capire se è poi così diverso da noi.

Trovo inquietante questa morbosità questa ricerca del dettaglio sporco a tutti costi.

Fare riferimento alla “normalità” del mostro è un modo per renderci più insicuri - il mostro può nascondersi ovunque - anche dentro di te, o al contrario per metterci sull’avviso?

Descrivere dove erano i bambini (nel lettone, il posto più sicuro del mondo), come sono stati ammazzati, serve a fomentare l’odio verso l’assassino e la pietà verso le vittime, o ha lo scopo di fare leva sulla nostra umanità, di ricordarci che siamo esseri pensanti, in grado di amare e ragionare, prima che bestie?

Il presunto assassino viene descritto come una persona “normale”, un animalista, un padre di famiglia, un fervente cattolico.

L’altro, l’assassino dichiarato e reo confesso anche, all’apparenza un padre e un marito modello, coi problemi di tutti, che non giustificano certo un gesto del genere (se mai possa esistere una giustificazione).

In entrambi i casi i giornali si sprecano nei dettagli abominevoli, nella descrizione del prima, del durante, del dopo, nella pubblicazione di foto che ritraggono gli assassini felici, commossi dalla nascita di un cucciolo di cane, o morbosamente attratti da ragazzine troppo giovani.

Le due facce della stessa medaglia, amore e morte, orrore e tenerezza.

E noi, che il mattino dopo siamo capaci di commentare al bar queste notizie con la stessa leggerezza e la stessa saccenza con cui commentiamo la partita Italia – Inghilterra.

“Io avrei lasciato in panchina Pirlo”
“E io lo sapevo che è stato il marito, son sempre i mariti…”
“Che quello lì sul profilo feisbuc, ci aveva la foto di una ragazzina con le tette di fuori… e che tette!”
“E però il 4 – 4 – 3 non funziona, se te lo dico che non funziona!”

Ma allora chi sono i veri mostri? Noi o loro?

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