E’ riconoscersi.
Gli stessi dolori, le stesse ferite.Si incontrano le anime, brillano le affinità, la condivisione delle piccole cose.
Si raccontano le delusioni e rimpianti, basta uno sguardo per intravedere la vita passata dietro i solchi leggeri delle rughe.
Mani che si sfiorano in promesse che forse non si manterranno mai, ma bastano a promuovere un moto dell’anima, dimenticato da qualche parte, riposto con cura, come una sciarpa in un cassetto.
Ridere delle stesse cose, quelle risate che fanno male alla faccia, e scoppiano improvvise e scaldano da dentro.
E sorridere dopo, da soli, come sciocchi, a ripensare a quel momento, dietro la suggestione di una parola, un fatto, un episodio cui si assiste per caso sull’autobus.
E’ scambiarsi ricordi e aspettative deluse, confrontarsi come in un gioco di bambini "celo, celo, manca".
L’amico che ti tradisce, l’ex stronzo che si è portato a letto un’altra, la collega invidiosa.
L’amore in spiaggia, il caffè caldo la mattina o una madre troppo anziana da accudire.
I pomeriggi sulle scale dell’università a fumare e sognare nuova vita, e tornare al presente per mettere insieme i pezzi, "perché a vent’anni è tutto ancora intero", e ne passano altri venti prima di raccogliere tutti i cocci e ricomporli, evidenziando le ferite con una colata d’oro, come fanno i cinesi coi vasi rotti.
Passarci il dito su quelle ferite ormai chiuse, seguire il percorso delle cicatrici per vedere dove porta, cosa è restato.
Scoprire che quelle strade si incrociano a quelle di chi si trova davanti a te perché in quel percorso ti ha accompagnato passo passo, o ci è inciampato per caso, per tornare, o forse no.
La diffidenza naturale dell’inizio si scioglie nel riflesso delle reciproche paure.
Succede con tutte le nuove relazioni che si instaurano in età matura, che siano nuovi amori o amicizie.
Continuiamo a cercare il conforto di chi ci ha tenuto la mano da sempre, perché esplorare nuovi territori fa paura.
Ma se prima ci fidavamo di un abbaglio, ora è il riflesso quello che cerchiamo.
Noi stessi in chi ci sta di fronte, come uno specchio delle reciproche esistenze.
(disegno di Carlos Lalvay Estrada, trovate i suoi meravigliosi lavori QUI)
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