Donne con un cervello pensante poi.
Faticoso ricominciare da zero a spiegare
concetti lapalissiani, riprendere le fila di discorsi triti e ritriti,
rimettere in discussione concetti che si davano per assodati.
Mai dare niente per scontato, mai.
Vi faccio un esempio: l’autodeterminazione
delle donne. Si direbbe un concetto chiaro, lampante, oserei dire scontato.
Ma no.
Arriva sempre qualcuno a puntare il ditino,
ché tant’è ‘sta libera scelta sul corpo delle donne a qualcuno ancora non va
giù.
Il problema è che quando questo qualcuno non
solo è Ministro di uno dei principali Ministeri italiani, ma è pure una donna…
l’incudine sulla testa è difficile da scansare.
Una che ha deciso che in questo paese è
arrivato il momento reagire al calo demografico.
Come? Direte voi.
E beh, non aspettatevi grandi cose; del resto
stiamo sempre parlando di una bigott persona
profondamente conservatrice.
Mica vorrete che regali un incentivo a chi
chiama i propri figli Silvio, Angelino o Matteo?
Poco ci manca….
Vabbè dai, godetevela un po’ voi la bella
sparata.
“Giornalista: Pensare alla vita vuol dire pensare anche ai
bambini...
Ministra: Già, i bambini. Devono tornare a nascere e serve educare alla maternità. Ho in testa una nuova sfida, un grande piano nazionale di fertilità. Il crollo demografico è un crollo non solo economico, ma anche sociale. È una decadenza che va frenata con politiche di comunicazione, di educazione e di scelte sanitarie. Bisogna dire con chiarezza che avere un figlio a trentacinque anni può essere un problema, bisogna prendere decisioni per aiutare la fertilità in questo Paese e io ci sto lavorando. Sia chiaro: nessun retropensiero e nessuno schema ideologico, ma dobbiamo affrontare il tema di un Paese dove non nascono i bambini.”
Ministra: Già, i bambini. Devono tornare a nascere e serve educare alla maternità. Ho in testa una nuova sfida, un grande piano nazionale di fertilità. Il crollo demografico è un crollo non solo economico, ma anche sociale. È una decadenza che va frenata con politiche di comunicazione, di educazione e di scelte sanitarie. Bisogna dire con chiarezza che avere un figlio a trentacinque anni può essere un problema, bisogna prendere decisioni per aiutare la fertilità in questo Paese e io ci sto lavorando. Sia chiaro: nessun retropensiero e nessuno schema ideologico, ma dobbiamo affrontare il tema di un Paese dove non nascono i bambini.”
Educare
alla maternità capite? Informare che avere figli a 35 anni è pericoloso,
mettere in atto un piano nazionale di fertilità.
Ma
qui siamo alla follia.
Io
sono stufa marcia di questi che pontificano su famiglia, maternità, educazione
dei figli, e adesso pensano di interferire pure sulla fertilità.
Adesso,
vabbè, manco avessero cominciato ieri.
Ché
a ruota di questa bella sparata segue quella sulla sentenza della Consulta
sulla legge 40.
Per
cui alla voce della Ministra si affianca il coro di ultras di fondamentalisti
cattolici che, sventolando bibbia e cilicio, si sono messi a tirar giù anatemi
come coriandoli a Carnevale.
Ma
esattamente: chi cacchio credete di essere per imporre a noi comuni mortali
stili di vita, modi di pensare e linee guida morali?
Siamo
in uno stato LAICO e DEMOCRATICO.
Altri
due concetti che davo per assodati e che invece sfuggono ai più della minoranza
cattolica.
LAICO:
ovvero, autonomo rispetto alle istituzioni religiose; non ispirato da una fede.
Significa
che nessuno può imporre la sua dottrina religiosa, e soprattutto che nessuna dottrina
religiosa può interferire in decisioni dello stato.
DEMOCRATICO:
significa che tutti abbiamo uguali diritti, e soprattutto che se io acquisisco
un diritto in quanto madre, donna, bianca, eterosessuale e atea, non ne levo a
te di diritti, che sei donna, beghina, ottusa, credente e probabilmente asessuata.
Preti
che parlano di famiglia, vescovi che ritengono non necessario denunciare
pedofili, Ministre da millemila euro al mese che sproloquiano su piani di
fertilità, uomini che decidono di aborto e fecondazione eterologa.
Ma
vi pare? Ma è come se io, dalla mia posizione “privilegiata” di madre, mi
mettessi a sindacare sul perché e per come una donna non vuole o non può avere
figli.
Attenetevi
alle materie di vostra competenza mannaggia.
Lei,
Eminenza, che tanto si crogiola nel celibato (salvo molestare bambini, o se dio
vuole farsi felici scopate con concubine consenzienti come natura vorrebbe) ha
una vaga idea di cosa significhi tenere insieme una coppia, una famiglia, il
tanto santificato matrimonio?
Sa
cosa significa svegliarti alle 5 del mattino avendo dormito 2 ore in tutta la
notte perché tuo figlio non dorme, e vedere la tua dolce metà che russa come
una segheria canadese con la bolla al naso? E vuole dirmi che non mi guadagno il
paradiso se non comincio a prenderlo a calci nei denti urlando “anche io ho il
diritto di dormire come te, cafone! Anche io tra poco mi alzo e vado a
lavorare, pirla!!”
Sa
cosa significa vederlo moribondo sul divano con 37.1 di febbre mentre io con le
coliche renali sono in grado di caricare la lavatrice, cambiare i pannolini del
piccolo, donare le giuste attenzioni al grande, preparare cena e rendermi
presentabile per andare al lavoro?
Sa
cosa significa improvvisare una cena per 12 quando lui angelico come i
cherubini del paradiso ti chiama e ti dice “tesoro, arrivo a cena con una
dozzina di colleghi di Singapore, non ti scoccia vero?”. No certo, se non fosse
che in frigo ho solo un uovo e un limone mezzo spremuto, che tu la spesa l’ultima
volta l’hai fatta nel 1991!!
Sa
cosa significa arrivare tardi al lavoro perché lui alle 8 meno un quarto si è
fissato di trovare le ciabatte che cerca da ieri sera e che EVIDENTEMENTE non
gli servono per andare al lavoro?? Mentre tu tenti di vestire e dare colazione
al nano che corre indiavolato per casa sapendo che dovete catapultarvi tutti
fuori entro 10 minuti per non essere irrimediabilmente in ritardo?
E
non lo strozzo capisce? Io sì che sono prossima alla santità!
E
poi mi parla di reciproca comprensione, di affetto, di collaborazione, LEI??
E
ne ho anche per lei sa, cara la mia Ministra.
Il
piano di fertilità, eggià, perché io ho proprio bisogno che lei mi dica come e
quando si deve fare un figlio.
Fremo
dalla voglia di ascoltare le sue perle sull’educazione alla maternità e la
prego, mi snoccioli tutti i rischi della maternità dopo i 35 anni.
Allora
facciamo così, io un figlio lo faccio a 20 anni, rinunciando alla formazione
universitaria, a viaggi, Erasmus,
Master e Dottorati.
E
resto a casa, a fare la moglie fedele, mi metto in culo sogni ed ambizioni,
tanto cos’altro può volere una donna dalla vita se non sfornare figli e torte
di mele per il marito?
Oppure
un figlio o due li metto in cantiere verso i 30 anni, quando si suppone dovrei
già essere fuori di casa da un pezzo, a vivere la MIA vita, con un buon lavoro
tra le mani, ottenuto per merito dopo una brillante carriera universitaria. E
magari però a 33 anni “scelgo” di restare a casa perché sa, dove mi hanno
assunta ho dovuto firmare un foglio di dimissioni in bianco in caso di
gravidanza; oppure sono tornata, e se già al primo figlio mi ero bruciata ogni
possibilità di carriera, al secondo hanno pensato di farmi capire velatamente
che dovevo togliermi dai coglioni, che per me non c’era più posto nemmeno per
fare fotocopie.
O
magari invece, riesco a tenermelo con le unghie e coi denti quel posto di
lavoro, ma il mio stipendio lo verso direttamente nelle tasche di asili nido e
baby-sitter, perché i miei genitori sono ancora giovani, lavorano entrambi, e
mia madre sta già facendo la badante alla sua di madre, e non ha certo tempo di
mettersi a fare anche la baby-sitter dei MIEI figli, che amerei crescere ed
educare in prima persona, anziché essere chiusa in questo buco di posto dalle 8
del mattino alle 8 di sera per 1.200€ al mese delegando ad un’estranea un
compito così importante.
Ecco
vedete, io ora mi infervoro e mi dilungo, ma mi fa saltare i nervi che queste
persone, che tanto predicano lo spirito cristiano, non siano in grado di
mettersi nei panni degli altri, di capire quale sofferenza possa essere per una
donna essere costretta ad abortire, o limitarsi ad un figlio solo, o vivere la
gravidanza come una follia, l’ultima follia prima dei 40 anni, che “se non lo
faccio ora non lo faccio più, e vaffanculo”.
O
peggio, quale tortura sia sottoporsi a cure ormonali per tentare di avere un
figlio, e all’umiliazione di spendere tempo, soldi ed energie all’estero per
tentare la strada della maternità, perché il suo paese non è in grado di
accogliere le sue necessità
Ma
il problema, amica mia, è che oggi non è possibile una fecondazione eterologa,
ma domani lo Stato non ti fornirà assistenza quando tuo figlio starà male,
quando avrà bisogno di un asilo nido, o di un luogo dove passare le vacanze
estive o quelle natalizie.
Tutto
grava sulle nostre spalle, tutto.
E
non si chiede come mai, cara Ministra, in questo paese si fanno meno bambini?
Proprio non le è chiaro?
Venga,
la invito a fare una settimana della mia vita, e poi mi dice se muore dalla
voglia di maternità che ne dice?
Tutti
questi sedicenti cattolici, che osano parlare di “figli di serie B” riferendosi
ai bambini nati da un’eterologa (che poi, così a spanne, mi pare che la Chiesa
Cattolica vanti un bel precedente di eterologa, se si pensa a come è stato
concepito Gesù Cristo. Sull’eterologa ci avete costruito una religione, ‘a
bbbelliiii!) oppure cresciuti in famiglie omogenitoriali, e che non sanno cosa
significhi avere un figlio.
Che
non conoscono quello sguardo, in cui tu leggi il mondo, il suo mondo. Che non
conoscono quei baci appiccicosi, quei capricci da posseduti dal demonio, quelle
notti in bianco su testoline roventi, quei calci al pallone, quelle espressioni
buffe, quei riccioli sudati dietro all’orecchio, quei pomeriggi passati a
disegnare o a giocare col pongo, quelle corse infinite per arrivare in orario a
scuola, quel moto di orgoglio al primo “bravo” su un quaderno pieno di lettere
dell’alfabeto su righe un pò storte, quelle risate senza fine, quelle notti di angoscia ad aspettare
una chiave che giri nella toppa…
Che
non riescono a capire un concetto semplicissimo. I bambini sono di chi li ama,
di chi li accoglie, di chi li cura, di chi li cresce con amore e dedizione.
Che
ogni bambino è sacro, e ogni famiglia è sacra, non importa la sua struttura, o
quanto sia scombinata o poco convenzionale davanti alla vostra ipocrisia.
E’
solo l’amore il motore di tutto; l’amore che ti fa fare un viaggio della
speranza e bombardarti di ormoni stringendo i denti, che ti fa combattere i
pregiudizi ogni giorno, che ti fa scegliere di fare un figlio anche se il tuo
lavoro è precario, anche se hai 40 anni, anche se dovrai spendere 800€ al mese
di asilo e non avrai a chi lasciarlo quando si ammalerà, anche se il tuo
compagno fuggirà a gambe levate; e a volte è anche l’amore che ti costringe
alla scelta definitiva, di interrompere quella vita, nel dubbio che tutto
quell’amore non basterà a dargli la vita che merita.
Tutto
questo voi, ipocriti benpensanti, non sapete nemmeno dove sta di casa, e
dovreste almeno avere la decenza di calarvi in un rispettoso silenzio, di
fronte a chi, ogni giorno, combatte la sua battaglia, portando avanti con
onestà e verità quello che voi vi limitate a proclamare senza conoscerne la vera
essenza.
Con
tutto quello che ha cercato di insegnarvi, il vostro povero Gesù si starà
rivoltando nella tomba se solo ne avesse una: sarà per questo che vi siete
inventati la storiella della Resurrezione?
Andate
in pace.
Nessun commento:
Posta un commento