Sono stata invitata da due amiche a partecipare alla
#sfidadellemamme. Era da giorni che mi stavo documentando: ho curiosato gli
hastag inglesi e francesi, letto polemiche e provocazioni.
Sapevo che sarei stata taggata da mamme in gamba, con cui
condivido molto del metodo educativo dei nostri figli.
Ma tant’è qualcosa non mi suonava.
Questo “orgoglio di essere madre” mi pare riconduca tutta la
realizzazione di una donna ad una sfera limitatissima e passeggera. Si è madri
per sempre, ma non saremo per sempre il punto di riferimento necessario e
inamovibile dei nostri figli.
E la maternità non è l’unico modo in cui una donna può
realizzarsi oggi.
La maternità mi è piombata addosso senza alcun merito, e
senza che la cercassi davvero.
E’ stata una sfida sì, ma soprattutto con me stessa.
Non c’è proprio niente di cui essere orgogliosi; il più
delle volte non mi sento orgogliosa della madre che sono.
Mi sento spesso una madre degenere ed inadeguata.
Ma mai migliore o peggiore di qualcun’altra.
Sono circondata da mamme meravigliose, ognuna a modo loro.
Con alcune, come ho scritto sopra, condivido metodi, gioie e
dolori.
Di altre invece no, ma non per questo mi sento più
orgogliosa di loro di mio figlio o di me stessa.
Sono circondata da donne meravigliose che avrebbero potuto
essere madri meravigliose; escluderle da questa “gara” mi sarebbe sembrato un
torto immenso verso l’amore che hanno per Davide e per tutti i nipoti e figli
di amiche che curano con gioia.
Sono circondata da donne meravigliose che hanno scelto di
non essere madri, e non per questo io mi sento migliore di loro.
So che l’intento di questa sfida è leggero, solo un modo in
più di condividere le tante gioie che ci danno i nostri bimbi, e anche un modo
per dimostrare affetto e stima verso altre mamme che consideriamo in gamba.
Ma le occasioni per farlo sono molteplici e continue. Non
sentivo la necessità di una gara.
Io ci leggo il rischio dell’ennesima guerra tra donne, come
solo noi donne siamo capaci a fare.
Le fazioni si schierano, fin dai primi istanti: parto
naturale o cesareo; allattamento al seno o artificiale; a richiesta o a orari;
lettone sì lettone no; nido sì nido no; mamme casalinghe contro mamme
lavoratrici; nonni o baby-sitter; vaccini sì vaccini no; auto svezzamento o
svezzamento tradizionale; fascia o passeggino; figlio unico o fratelli; calcio
o basket.
Potrei andare avanti per ore.
Allora le mie foto ve le lascio.
Le mie foto di mamma degenere, che sbuffa quando si è appena
seduta sul divano e viene chiamata per un bicchiere d’acqua, che mangia
l’ultimo biscotto al cioccolato di nascosto in dispensa, che sopporta
malvolentieri di non avere libertà di movimento in casa, a letto, in bagno…
Perché essere madri non è un orgoglio: la maternità picchia
a casaccio, anche quando un figlio lo si cerca con tutto il cuore e prende
strade diverse per arrivare. I figli ti scelgono.
E non è nemmeno una sfida, se non con se stesse, ogni giorno
della nostra vita, ad essere le madri migliori di cui i nostri figli andranno
orgoliosi.