mercoledì 2 ottobre 2013

Une femme est une femme est une femme


Non mi piace come le donne vengono trattate in questo paese.
Non mi piace come le donne si lasciano trattare in questo paese.

Carne da macello, relegate agli ultimi posti per quanto riguarda il lavoro, incatenate a ruoli secolari, moglie, madre, sorella, puttana possibilmente.
E da vent’anni a questa parte assoggettate a comportamenti maschilisti degni di un paese da terzo mondo culturale.
 
Ma di cosa ci stupiamo in fondo?
Mr B. è stato il primo a portare tette e culi in televisione – chi non ricorda Tinì Cansino in Drive in? – a proporre QUEL modello di donna che ha preso piede, ha spopolato, fino ad essere utilizzato ovunque in tv, dalla valletta sorridente e piacevolmente muta (che bisogno ha una strafiga di parlare? Anzi se tace tanto meglio), al prodotto pubblicitario che usa mezzi sessuali per vendere e stravedere.
Per essere esportato poi in parlamento fino ad ergersi a massima aspirazione di un’intera generazione di giovani donne. 

Consiglio a tutti di visitare il sito di Lorella Zanardi, Il corpo delle donne, potete trovarlo qui
Il lavoro di Lorella è straordinario e  sconvolgente; guardatevi il video omonimo “Il Corpo delle Donne” e non riuscirete più a guardare la tv o una pagina pubblicitaria con gli stessi occhi.

Le donne sbattute in copertina rappresentano canoni di perfezione sempre più irraggiungibili, tanto da essere divenuti una delle cause dei “mali moderni” quali depressione e anoressia.
L’altro giorno ho visto questo su una delle nuove mode, o per chiamarle col loro nome, ossessioni, delle adolescenti nel 2013: il thigh gap, ossia lo spazio che deve restare tra le cosce quando si è in piedi . Gambe come grissini, ragazzine ossessionate dalla cosce che si toccano. Immaginate le conseguenze di un’operazione mediatica del genere.
E siamo sinceri, se osserivamo le pubblicità e i modelli femminili in circolazione non c’è molto di diverso da quello mostrato in questo video.

Ma l’ossessione di una perfezione presunta non riguarda solo i canoni di bellezza.
C’è un tema che mi sta particolarmente a cuore, per ovvie ragioni, ed è quello della maternità.
Anche questo argomento è stato sviscerato in lungo e in largo, da blogger molto più brave di me (fatevi un giro su machedavvero.it), e da esperti di ogni genere che hanno sdoganato il concetto di maternità dall’idea di gioia, pienezza e istinto materno immediato, per sentimenti più umani quali la paure, l’incertezza , il senso di inadeguatezza e via dicendo…

Ma quello che ancora mi lascia perplessa è il rincorrere ossessivamente questo modello di bellezza irraggiungibile durante e soprattutto dopo la maternità.
Come sempre i media ci mettono il carico da undici.
Chi non ricorda la raggiante Kate appena uscita dalla clinica dopo aver partorito? Il sentimento di tenerezza per quel pancino ancora gonfio, della serie “sarai anche la futura regina d’Inghilterra ma fai la cacca come noi”, ha lasciato però spazio a una sensazione di disagio, a una stonatura nel vedere lei impeccabile anche in quell’occasione, fresca di trucco, di parrucchiere e magra come un chiodo, a parte appunto il fisiologico gonfiore di un utero che ci metterà un mese a tornare alle sue dimensioni originarie.
Su Belen non vorrei spendere nemmeno un rigo ma tant’è…
E vogliamo parlare di Michelle Hunziker che sfoggiava un fisico da 20enne pure con la panza di 7 mesi?

Invidiosa dite? Può darsi.

Ma io vorrei invitarvi a riflettere sul messaggio che passa da immagini del genere.
Chi ha avuto un figlio lo sa. Lo spaesamento e il senso di inadeguatezza sono i primi compagni di questo lungo viaggio. Sì, sì, è stato così anche per te, proprio tu, che mi leggi col sopracciglio alzato e quell'espressione di superiorità scuotendo la testolina. Non negare.

Quando esci dall’ospedale non sai nemmeno più come ti chiami. E i successivi due mesi (almeno) sono anche peggio. I punti (che sia un cesareo, che siano “lì sotto” sempre dolorosi sono), la montata lattea, la carenza di sonno, il senso di inadeguatezza totale nel non saper comprendere i bisogni primari di quell’esserino che sembra essere piombato da Marte nel salotto di casa tua, non avere nemmeno il tempo di farsi una doccia, il corpo che non ti appartiene più: è stato suo per nove mesi lo sarà per altrettanti se va bene.
E ancora gli abiti che non ti stanno più, e i pochi che ancora ti entrano si sporcano dopo 10 minuti che li hai indossati perché l’esserino rigurgita di continuo, o sbava, o sputazza, e quei cacchio di salsiccioni imbottiti che si ostinano a chiamare assorbenti post-partum, i mal di pancia, le perdite in stile cascata del Niagara per i maledettissimi 40 giorni, le mutande di rete, i nervi a fior di pelle, le crisi di pianto, il dolore ai seni, la febbre, le mastiti, le ragadi, le emorroidi, le smagliature e la pelle flaccida.

QUESTO è il post partum, e la prima che lo nega sarà fustigata in pubblica piazza da Tata Lucia in persona.

E allora perché dannazione PERCHE’?? devono apparire articoli intitolati “in forma dopo il parto” accompagnati da una foto come questa? 



Perché il modello da perseguire deve essere anche in questo caso quello di una madre appagata, felice e soprattutto in forma? Che ha voglia di accogliere parenti ed amici servendo tè darjeeling e madeleines fatte in casa, premurosa, sorridente e presente col parnter e magari col fratellino più grande come se fosse la cosa più facile e più scontata del mondo?

Perché agli uomini tutto questo non è richiesto? Perché quando un uomo si dimostra un padre presente e collaborativo (solo perché è in grado di cambiare un pannolino e fare un bagnetto senza annegare l’infante) viene trattato come una mosca bianca a portato ad esempio mentre per una donna deve essere tutto già scritto? Perchè dobbiamo vivere costantemente sotto pressione, con quest'ansia da prestazione, e non sentirci mai all'altezza? Ed alimentare questo senso di inadeguatezza inseguendo modelli irraggiungibili?

Fino ad arrivare al punto in cui una donna deve vergognarsi delle sue smagliature, dei seni flaccidi, della “ciambella” intorno alla pancia che non va via nemmeno col napalm, nonostante sia il naturale scotto da pagare per noi donne normali per mettere al mondo dei figli.

Guardate il lavoro meraviglioso di questa fotografa

Questo siamo noi, queste sono le donne.
E non quella specie di involucro di plastica sotto vuoto spinto che ci hanno fatto diventare da 20 anni a questa parte.
E non ditemi che sono sempre a tirare in ballo il berlusconismo, perché siamo noi italiani che da 20 anni lo tiriamo in ballo e ci sguazziamo come Lucignolo nel Paese dei Balocchi.
Questo è il risultato della distruzione capillare di ogni forma di cultura, di etica e di educazione civile che questa classe politica sta perpetrando da 20 anni ai danni del nostro paese, e che si riflette in ogni ambito della società.
Niente più etica, pudore, vergogna, umiltà, sana curiosità, educazione, onestà.
Solo corruzione dei valori ad ogni livello.
Così succede che vedere una bocca carnosa che lecca voluttuosa un gelato di forma fallica non fa più scandalo, anzi incrementa le vendite.
Che le madri non sono più classificate come madri, ma come MILF.
Che se non riesci a portare il tacco 12 anche mentre spingi un passeggino sei scaraventata fuori dai canoni di questa società maschilista.
E che quando torni al lavoro i tuoi colleghi maschi di 10 anni più giovani hanno fatto una carriera lampo pestandoti i piedi. Quando riesci a tornarci al lavoro.

E allora donne, riappropriamoci del corpo delle donne.
Non lasciamo che siano gli uomini a dire come dobbiamo vestirci, quali parti del corpo dobbiamo rifarci, quali non è decoroso esporre, qual è il limite massimo di massa grassa concesso. Perché da questo a legittimare quattro ceffoni il passo è breve.
Citando la stupenda Concita De Gregorio[1], vi chiedo: si è più schiave compiacendo un uomo indossando un burka o una maschera di botulino e silicone?

A voi la risposta.




[1] Concita De Gregorio, Così è la vita, Einaudi Stile Libero, 2011qui

5 commenti:

  1. Condivido ogni singola parola. Mi piace moltissimo leggerti!
    hai veramente il dono della scrittura. Complimenti.

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  2. Brava Sara! I tuoi pezzi sono come sferzate sul viso, fanno riflettere molto!

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  3. Sono senza fiato. Grazie

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  4. giudicano solo quelle con il burka ma non si rendono conto che stanno facendo la stessa cosa! che brutta società... ti fa sempre sentire inadeguata... bellissimo blog!
    Francesca

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  5. bellissimo questo articolo,visione spietata e realista della nostra società.
    le foto di quelle madri mi hanno commosso.
    Lorna

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