Bene, parliamone. So che sto per pubblicare qualcosa di
insolito per la mia bacheca ma…: Kate Middleton. Sì sì, avete letto bene, non
il Royal Baby.
KATE MIDDLETON.
Perché è così e ci siamo passate tutte: dal momento in cui
quel maledettissimo test segna due lineette rosa tu non sei più tu. Tu sei
l’appendice di un altro microessere e sarà così almeno per tutta la vita.
Prima sei “la panza”.
Ma che bella panza!
Ma ciao panzetta!
Ma come sta la mia panzotta?
Basta, la tua identità è perduta per sempre nei meandri
ormonali e non della maternità.
Quando poi il principino (perché diciamolo: tutti i nostri pupi
sono principini, mica solo il Royal Baby!) viene al mondo, tu non sei più tu.
No. Tu sei “la mamma di” (e vi risparmio quanto tutto questo sia stato
frustrante in Africa, dove persino i parenti in quindicesimo grado e i passanti per strada ti chiamano “mamma-di-tizio”!).
Ora immaginatevi come deve sentirsi ‘sta povera anima della
Kate, che non era già più Kate quando ha deciso di accompagnarsi al bel
bietolone d’Inghilterra.
Piano, piano, rinfoderate l’ascia di guerra e asciugatevi la
bava da rabbiose: lo so che si è impalmata uno dei 5 uomini più ricchi al
mondo, e che per osmosi probabilmente invece della cacca produrrà diamanti ma…
c’è un ma. Tutto questo a che prezzo?
Mi rivolgo a voi, puerpere che furono. Non ditemi che avete
dimenticato il trituramento di palle del parentame nei giorni prima della
fatidica delivery date.
Chiamate da ogni angolo del globo: “Si fa attendere eh
l’erede?”
Nonne intente a sferruzzare e puntincrociare compulsivamente
al grido di “Allora? Ancora niente?”
Non essere più libera di fare una telefonata a tua madre
senza che questa alzi la cornetta con voce affannata proferendo le uniche due
parole rimaste nel suo vocabolario: “Ci siamo?”
Grande aiuto per diminuire la pressione.
E immaginatevi questa pressione moltiplicato per quel paio
di miliardi di persone attaccate a ogni forma di comunicazione virtuale e non,
che nel mondo attendono la notizia, anziché farsi una padellata di sanissimi
cazzi propri. Con l’ausilio ovviamente dei media che campano di questo
ciarpame.
E non apprezzano la discrezione di una delle donne
(potenzialmente) più potenti del mondo che a differenza delle Belin/Belen
nostrane non ha speso nemmeno un rigo su twitter per raccontare i suoi mal di schiena,
le nausee, le ansie, le preoccupazioni e le gioie di ogni neo mamma.
E mi auguro che continui su questa linea di discreto
silenzio, dato che ci siamo già noi, qui fuori, a far rimbombare ogni peletto
che tira alla sua regale mussa sulla grancassa del nostro voyeurismo.
Un po’ di silenzio cacchio, un po’ di pace per quello che è
l’unico momento, insieme alla morte, che appiana i livelli sociali e ci rende
tutti (e soprattutto, tuttE) uguali.
Una mamma col suo bimbo, niente più.
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