Io non sono razzista, la badante
di mia mamma è rumena ed è una persona splendida.
Io non sono razzista, la
compagnetta di mia figlia è del Togo e le passo tutti i vestitini dismessi di
mia figlia.
Io non sono razzista, una volta
fuori dal supermercato ho anche regalato una mela a un ragazzo nero che
chiedeva l’elemosina.
Io non razzista, ho adottato un
bambino a distanza!
Io nono sono razzista, dai cinesi
però non ci compro.
Io non sono razzista, se vedo che
un negro deve attraversare sulle strisce lo lascio passare.
Io non sono razzista, però dei
rom ho paura.
Io non sono razzista, quando Ali
viene a portarmi le borse finto Prada sotto l’ombrellone gli offro sempre una
pesca e un biccher d’acqua, e una volta mi ha anche fatto vedere la foto di sua
figlia Zeynab, che vive in Nigeria.
Io non sono razzista, però questi
a volte hanno delle pretese… le case popolari le dessero prima agli italiani!
Io non sono razzista, le donne
più belle del mondo le ho viste a Dakar.
Io non sono razzista, Balotelli
mi sta simpatico.
Io non sono razzista, però certe
volte Balotelli se le va proprio a cercare.
Io non sono razzista, per i
lavori di ristrutturazione mi sono affidato ad un ditta di albanesi… bravissimi
ragazzi eh? Precisi, puntuali e davvero a buon prezzo, se vuoi ti do il numero.
Io non sono razzista, però
sull’autobus quando mi si siede a fianco un rom appena posso mi sposto. Ma mica
per niente sai? Magari han delle malattie… come fai a star tranquillo?
Io non sono razzista, una coppia
di miei amici ha adottato una bimba russa bellissima.
Io non sono razzista, però
secondo me i rom rapiscono i bambini.
Io non sono razzista, allo
zingaro che è fuori dal supermercato do sempre l’euro del carrello.
Io non sono razzista, però quando
sono stato a Santo Domingo non ci sono uscito dal villaggio, avevo paura.
Io non sono razzista, al bar
sotto casa mia lavora un ragazzo indiano e gli do sempre la mancia.
Io non sono razzista, le coppie
miste son così belle da vedere… e i bambini? Che cioccolatini!!
Io non sono razzista, però
preferirei se in classe di mio figlio non ci fossero extracomunitari…
Io non sono razzista, in mensa
c’è un’addetta ecuadoriana, una bella ragazza, pulita, mi sorride sempre mentre
mi mette la pasta nel piatto.
Io non sono razzista, però questi
sui treni carichi di borsoni… e poi puzzano, ma al loro paese il sapone non
esiste?
Io non sono razzista, quando la
mia collega senegalese va in Africa le do sempre penne e quaderni per i bambini
del posto, e lei mi porta in cambio un vasetto di burro di karité.
Io non sono razzista, ma certe
usanze proprio non le capisco, non potrei mai vivere senza il prosciutto!
Io non sono razzista, i miei
vicini di sopra sono una coppia pakistana, son così a modo. Lui un gran
lavoratore.
Cosa definisce il razzismo?
Quali sono i limiti da non
oltrepassare per non cadere nel razzismo, persino nella xenofobia?
Quando la compassione diventa strumento per mettersi a posto la coscienza anziché vero sentimento empatico? (come da sua etimologia tra l'altro...)
Alcuni dei comportamenti
descritti sopra sono quelli adottati dalla maggior parte delle persone che
conosco per mostrarsi aperto, tollerante,
disponibile. Non razzista, per l'appunto.
E chissenefrega del colore della
pelle. Siamo tutti uguali.
Sicuri sicuri?
Durante i laboratori a scuola che
ho condotto in passato, uscivano fuori una quantità di luoghi comuni,
un’ignoranza e un menefreghismo davvero allarmanti.
E mai come nei bambini salta
fuori la verità, lo specchio di questa società, dell’educazione ricevuta, della
cultura, della civilità.
I rom sono tutti ladri, puzzano,
rapiscono i bambini.
I neri mangiano banane, i cinesi
riso
I brasiliani giocano bene a
calcio.
Episodi di piccole scaramucce tra
bambini che nei racconti si trasformano in gravi aggressioni, se a perpetrarle
erano bambini extracomunitari ai danni di bambini italiani.
Genitori che si allarmavano
sentendo parlare di “laboratori sull’intercultura”…”ma parlerete mica dei
bambini che muoiono di fame? Non vorrei turbare mio figlio…”
Mi ha molto colpita nei giorni
scorsi la storia della piccola Maria, la bimba bionda trovata in un campo Rom
in Grecia.
Ho avuto una lunga e costruttiva
discussione con un amico, che aveva provocatoriamente messo su FB un appello:
“restituite Maria ai suoi genitori”, riferendosi alla coppia Rom che l’aveva in
affidamento.
Sono rimasta scioccata dal
tam-tam mediatico, dalla condanna senza appello non solo di questa coppia, ma
di una consuetudine che in questo popolo, come in molti altri nel mondo (io
conosco da vicino l’Africa, date un’occhiata qui http://www.unicef.it/doc/608/report-progetto-benin-traffico-bambini.htm
) permette di affidare i propri figli ad amici o parenti senza troppi fronzoli
burocratici.
Ho cercato di spiegare al mio
amico che quello che fa paura di queste situazioni senza regole sono i risvolti
tragici (i bambini possono sparire con facilità, spesso per scopi orrendi che
non ho nemmeno voglia di citare); ma ho dovuto convenire con lui che quello che
è stato montato dai media nei giorni scorsi era a dir poco scandaloso.
E tutto questo, aggiungo io, solo
perché Maria era bionda con gli occhi azzurri.
Chi di noi non ha pensato per un
istante a Maddie? La bambina inglese sparita in Portogallo nel 2007? Ma una
veloce indagine ha da subito chiarito che Maria non era in nessuna lista
dell’Interpol.
Maria aveva solo gli occhi
azzurri e i capelli biondi, a differenza dei suoi genitori affidatari.
Se fosse stata nera con gli occhi
nocciola non sarebbe successo niente, e Maria sarebbe cresciuta tranquilla in
seno a un’altra famiglia, appartenente alla sua stessa cultura, con
consuetudini diverse dalle nostre, ma non per questo condannabili o
disprezzabili.
E come sempre, tutti preoccupati
per Maria, perché pensata svedese o norvegese, e tutti a girare il capo quando
si tratta di bambini somali, siriani o palestinesi.
Il pregiudizio ci accompagna ogni
giorno, si può lavorare con umiltà ed intelligenza per sconfiggerlo, ma il
primo passo è riconoscerlo e accettarlo. Ammettere che fa parte di noi, che è
mescolato alla nostra carne, all’aria che respiriamo, al cibo che mangiamo ed è
con quello che siamo cresciuti. Lavorare sulla paura, per trasformarla in
curiosità genuina, come quella dei bimbi.
E affermare che sì, Io sono
razzista però… ci sono ampi margini di miglioramento.
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